EDITORIA
Odore di Caffé- ed. Guida -1999
La pianta del caffè è originaria dell’Abissinia? Non è possibile. Gli storici e i botanici hanno preso
un abbaglio. Bisogna industriarsi per confutare questa loro pseudo-verità. Si facciano approfondite
ricerche nelle viscere di Napoli, nelle sue stratificazioni geologiche. Lì sicuramente si troveranno,
allo stato fossile, le tracce dei semi da cui è nata la “nettarea bevanda”, come la definì Giuseppe
Parini.
Non è campanilismo o per presunzione o per insensatezza, ma appare inverosimile che il caffè non
abbia avuto i natali all’ombra del Vesuvio.Il suo ineguagliabile aroma, i riti che precedono e
seguono la sua preparazione ed il piacere che ne accompagna la degustazione sono radicati a tal
punto nella cultura e nelle tradizioni partenopee che nessuno si sognerebbe di disconoscere questa
paternità. Aveva ragione il compianto Domenico Rea: “Il caffè sta al napoletano come l’aria
all’uomo”.
Napoli a Nozze- ed. Electa- 1996
Oreste Pipolo scatta le sue immagini mai macchinalmente anche se è velocissimo nell’attuazione:
egli ha sempre presente che ogni scatto è un piccolo miracolo saggistico. Nel bianco e nero mostra
una concretezza prensile, quasi un piglio aggressivo, da fotocronista, che però non deve ingannare.
Pipolo evita con eleganza quei moduli ipertrofici figurali che sono tipici d’una certa fotografia di
costume.
Eleva il diapason della tensione emotiva nella presentazione dell’immagine, nella sua
configurazione, ma non abusa di < particolari > implicazioni di rapporto percettivo tant’è che, se
usa il grandangolare, non lo fa per deformare ma per < includere >. Con il bianco e nero si libera
del colore, cioè d’un Troppo che ormai gli pesa avendolo conosciuto, sperimentato, indagato con
eccessi di zelo, con disperazione, e dopo aver raggiunto raffinatezze euritmiche in qualche modo
esagerate e densità espressive vertiginose pur se addolcite da un’irriducibile serenità mediterranea.
La fotografia in bianco e nero non è priva di colori per Pipolo ma lascia che il dispiegarsi sia
raccolto ad un livello più segreto, per confrontarsi, nel fondo dell’anima, dove alberga il
subconscio, coi colori dell’immaginazione.
Napoli Smogking- 1992
Situazione critica, emergenza, città a rischio, sopravvivenza, qualità della vita, piani per l’ambiente,
sono tra i raccapriccianti messaggi che stampa, radio e televisione, rilanciano quotidianamente.
Quasi un bollettino di guerra. Al centro di questi segnali che sottolineano l’inquietante modo di
vivere quotidiano, ci siamo noi, gli uomini di un’Italia che sempre più si allontana dalla definizione
di “giardino d’Europa”. Dobbiamo, parodiando un eterno carnevale, vivere con la faccia coperta per
evitare i pericoli dello smog? Ed è sufficiente poi una mascherina bianca che sempre più spesso si
vede calata sul viso dei cittadini metropolitani?
Forse questo disagio, questo malessere, questa paura hanno spinto il fotografo ORESTE PIPOLO
ad agitare più del solito il suo obiettivo, catturando della realtà un duplice aspetto: la festa, che da
anni va fotografando in tutti i suoi aspetti, e la difesa dello smog che ha preso ad interessarlo.
Anche una mostra fotografica può sollevare e sottolineare un problema. Speriamo che coloro i quali
possono fare di più lo facciano.
La Napoli di Eduardo-1995
Il fenomeno più vistoso, con connotazioni finanche iperboliche, del rapporto d’amore fra Napoli e
la fotografia è il “servizio matrimoniale”, banco di prova terribile anche per i più esperti. Dopo
momenti iniziali d’improvvisazione e di kitsch, oggi la scuola napoletana, uscita dalla quarantena
del pregiudizio e grazie ad una decantazione prolungata, si afferma come unica nel “genere”,
esporta sé stessa nel resto d’Italia, merita l’attenzione positiva d’un importante settimanale tedesco,
fa spettacolo.Anima il fenomeno, a pieno titolo, un nutrito gruppo di veri e propri personaggi che
hanno perfezionato una contaminazione fra fotografia, teatro cinema, diventando registi e autori di
“messe di scena”. Non un pasticcio linguistico, ma fuga dalla passività, dalla